Aggressione fascista ai danni di un giovane ricercatore universitario ad un concerto di beneficenza

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LA MACCHINA DELL’ODIO VIRTUALE GENERA MOSTRI VERI

Quelli che scrivono ogni giorno atrocità sui social sono usciti dai social. Sono tra noi ora, nella vita reale. Sono usciti dallo schermo del PC e si sono riversati nel mondo vero. Oggi sanno di avere le spalle coperte. Come sul web. Nessuno li punisce se scrivono atrocità. Quindi possono anche compierle.

Tutto questo, grazie a chi li ha sdoganati e incoraggiati alla violenza sui social, con campagne martellanti, anche a pagamento. Le parole d’odio hanno preso forza e coraggio, e sono diventate azioni violente. Non più digitali ma vere, reali.

E così le aggressioni a migranti, “buonisti“, donne, antifascisti, omosessuali, rom, e chi non può difendersi da solo, sono diventate all’ordine del giorno.
L’ultima aggressione barbara, ieri sera, a Frosinone, ha visto come giovane vittima Francesco, 33 anni, ricercatore universitario e antifascista.

Tre vigliacchi di estrema destra lo hanno minacciato, circondato e picchiato senza pietà solo perché indossava la maglietta de I ragazzi del Cinema America.

Gli hanno rotto gli occhiali e lo hanno ridotto così.
Il tutto, mentre Francesco partecipava ad un concerto di beneficienza per raccogliere fondi che aiutino la ricerca contro la leucemia. Malattia che gli ha strappato un caro amico sei anni fa. Siamo alla follia.
Il Paese è entrato in una spirale di odio inarrestabile e del quale dobbiamo occuparci tutti, prima che sia troppo tardi.

Io voglio esprimere tutta la mia solidarietà a Francesco. Fargli sentire che non è solo. E ringraziarlo. Perché lui è uno che costruisce e non uno che distrugge. È uno che vorrei come amico e non uno che vorrei evitare come la peste. È uno che ama, e non uno che odia.
Grazie Francesco, siamo tutti con te!

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