Jair Messias Bolsonaro, il “Trump brasiliano” corre per la presidenza del Brasile

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Jair Messias Bolsonaro, candidato alle elezioni presidenziali brasiliane, è stato definito da un giornalista americano “il più miserabile deputato eletto nel mondo democratico e forse il politico più ripugnante sulla terra”, mentre la rivista inglese The Economist lo ha descritto come “radicale“, “nazionalista religioso“, “demagogo di destra” e “sostenitore dei dittatori“.

Per le posizioni radicali e la strategia comunicativa molto aggressiva, l’ex militare, è stato soprannominato da molti “il Trump brasiliano”.

Bolsonaro sostiene con orgoglio come le sue idee politiche siano fortemente osteggiate dai partiti di sinistra. Quella per la sinistra, ed in particolare per il comunismo, è una vera e propria ossessione per il sessantatreenne brasiliano.

Sul suo canale YouTube ha pubblicato un video dove immagini anti-comuniste sono accompagnate da una canzone che recita frasi come “triste destino per chi ha combattuto rafforzando il pericolo rosso fatto di odio e rancore proletario”.

Bolsonaro si è contraddistinto per i suoi attacchi a donne, neri, gay, stranieri e comunità indigene. In un’intervista di parecchi anni fa, Bolsonaro, affermò che la dittatura di Pinochet “avrebbe dovuto uccidere più persone” e si espresse a favore della tortura. Nel dicembre 2014, rivolgendosi a una deputata brasiliana, disse che “non meritava neanche di essere stuprata”, nel 2011 dichiarò che “non sarebbe in grado di amare un figlio omosessuale” e nel 2015, parlando del fenomeno migratorio, sostenne “la feccia del mondo sta arrivando in Brasile, come se non avessimo già i nostri problemi da risolvere”.

Il suo slogan è  “il Brasile sopra ogni cosa, Dio sopra tutti”.

Nei suoi comizi assume un atteggiamento anti-establishment (nonostante sieda in parlamento da 27 anni) e pro-armi e i suoi discorsi, simili a quelli di Trump, riescono ad accendere gli entusiasmi delle folle.In seguito alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva  (dato al 31%), a cui sono momentaneamente stati sospesi i diritti politici e quindi la possibilità di candidarsi, i sondaggi vedono in testa alla corsa per la presidenza proprio Bolsonaro (18%).

Il sistema elettorale brasiliano prevede però un secondo turno nel caso in cui nessuno dei candidati ottenga il 50% dei voti nelle elezioni di ottobre e molto probabilmente proprio il doppio turno sarà la “salvezza” per i detrattori del discusso candidato presidente.



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