Lo scandalo dei tablet usati nel referendum in Lombardia

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Che la gestione del denaro pubblico non sia proprio il forte della Lega lo si era capito da tempo. Ma uno spreco così importante di risorse pubblico grida vendetta.

In occasione del Referendum consultivo per l’autonomia del 22 Ottobre 2017, la Regione Lombardia, guidata dal leghista Roberto Maroni, ha acquistato oltre 24.000 tablet che sono stati utilizzati nei circa 8.000 seggi allestiti per l’occasione.

Infatti, il voto si svolse in modo elettronico. Il tutto, ad un costo non indifferente per le già provate casse della Regione: ben 23 Milioni di euro, tra acquisto e allestimento del sistema operativo centralizzato.

Una spesa talmente esosa che ha destato sin da subito malumori e che ha spinto il presidente Maroni a giustificare l’acquisto dicendo che si trattava di  “un investimento, non una spesa, perché i tablet poi rimangono in dotazione alle scuole come strumento didattico”.

Dunque il presidente della Regione Maroni aveva promesso che una volta utilizzati, i tablet sarebbero andati a beneficio delle tante scuole che ne hanno bisogno.

Oggi però si scopre che questi tablet non sono praticamente utilizzabili dalle scuole.

Obsoleti, lentissimi e dal peso improponibile, questi tablet risultano completamente inutilizzabili dalle scuole.

Con gli oltre 2 chili di peso e le dimensioni spropositate questi “voting machine” e non  “tablet” come impropriamente sono stati chiamati da Maroni non sono certo maneggevoli e portatili. Se aggiungiamo il sistema sistema operativo Ubuntu, non proprio il più diffuso, diventa persino complicato e difficilissimo trovare programmi compatibili. Insomma, un vero e proprio spreco di risorse pubbliche.

Questo è quel che succede ad eleggere una classe dirigente priva di qualsiasi competenza digitale. Anche se, probabilmente in questo caso, l’incompetenza non si limita solo al digitale.

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